Roberta Di Lorenzo: «Calcio Paralimpico, a fine stagione un cambiamento notevole negli atleti»

di Vincenzo La Corte

Approfondiamo ulteriormente il tema del Calcio a 7 per disabili sotto l’egida della FIGC e in particolare della DCPS (Divisione Calcio Paralimpico e Sperimentale). In Sicilia, il movimento calca i campi di due strutture, quella della Polisportiva Calcio Sicilia (a Palermo), e quella del City Catania Sports Club, (una delle sedi operative della Ragazzini Red), con il coinvolgimento di otto società e la presenza di dieci squadre. Sull’importanza del movimento, che si occupa di organizzare manifestazioni ufficiali di calcio per ragazzi disabili con problematiche cognitive, oggi raccogliamo le parole dell’avvocato Roberta Di Lorenzo, referente della DCPS per la Sicilia. «Ringrazio dell’opportunità -inizia Roberta Di Lorenzo- che mi viene data per parlare della prima partecipazione della Sicilia alle competizioni DCPS, di cui si sono appena chiuse le fasi regionali, con accesso a quelle nazionali».

Come è stata coinvolta in questo percorso? Di cosa si occupa il referente della speciale divisione?
«Sono stata selezionata dalla Segreteria della Divisione Calcio Paralimpico e Sperimentale della FIGC a luglio-agosto 2023, poi nominata referente regionale dal responsabile della divisione. La partecipazione della Sicilia alla DCPS era un ideale, era tutto da creare da zero. La finestra temporale per organizzare tutto è stata veramente ridotta, la fase delle affiliazioni e delle iscrizioni si chiudeva a metà settembre. Noi referenti, io e Angelo Bellavia, siamo un po’ le articolazioni periferiche della segreteria della DCPS. La segreteria ha sede a Roma, noi siamo i bracci operativi sul territorio, nelle varie regioni. Il nostro compito quindi è principalmente quello di far conoscere il movimento e la DCPS a tutti coloro hanno i requisiti per potersi iscrivere, per potersi affiliare. Siamo l’anello di congiunzione tra le esigenze delle singole squadre e la segreteria, riferendole a questo organo e riportando i comunicati alle società. Ci tengo a precisare che non esiste una distinzione tra oriente e occidente, la Sicilia partecipa in maniera unita alle competizioni, che poi si distinguono al loro interno in base ai livelli. Ho contattato personalmente tutte le squadre che hanno partecipato alle competizioni, le ho seguite nella fase burocratica dell’affiliazione, dell’iscrizione e del tesseramento dei ragazzi».

Come si è arrivati alla formazione delle squadre?
«Per quanto riguarda le squadre che hanno giocato questa stagione a Palermo, ho ricevuto un enorme aiuto recandomi direttamente al centro di salute mentale dell’ASP. Da lì abbiamo potuto creare tutte quelle squadre che hanno composto il nostro secondo livello. C’è stata dunque una collaborazione importante dell’ASP, unita ad un grande entusiasmo. Loro hanno infatti sviluppato da lì delle terapie, degli studi paralleli per valutare i benefici dello sport per i loro pazienti, quelli che per noi sono gli atleti».

Quali e quanti i benefici derivanti dallo svolgimento di un vero e proprio campionato di calcio?
«L’obiettivo principale della Divisione nell’organizzazione di queste competizioni ufficiali è proprio quello di avvicinare soggetti con disabita intellettive, cognitive e relazionali alla pratica sportiva, in particolare alla pratica del calcio. Tutto questo inserendola all’interno di una cornice ufficiale e monitorando anche quelle che sono le attività propedeutiche, come gli allenamenti da preparazione alla giornata di gara. È stato evidente il cambiamento dei nostri atleti, dall’inizio della stagione alla fine si è notato un cambiamento notevole. Così come, mi riferiscono i responsabili delle squadre, anche nel loro stile di vita. Lo hanno adattato un po’, avvicinandolo di più a quello degli atleti proprio in vista della giornata di gara».

Cosa danno e quanto ricevono gli allenatori e tutti gli operatori coinvolti nella preparazione?
«È un lavoro enorme quello dei responsabili delle squadre, allenatori e operatori, anche i sanitari che accompagnano i ragazzi, perché è un’attività da fare in sinergia. La componente sportiva e calcistica è affiancata a quella terapeutica, perché ognuno ha una disabilità diversa e va approcciato in maniera diversa. Tutti i responsabili e le squadre hanno fatto un ottimo lavoro, anche nel creare e mantenere un ambiente allegro, felice, con tanti episodi di fair play. L’atmosfera che si respirava durante queste giornate di gara era proprio di gioia da parte di tutti. Chiaramente c’era anche una grande componente competitiva, la voglia di vincere, di arrivare in finale, di passare alle fasi nazionali, che valeva un po’ per tutti. Ma anche quelli le cui squadre si sono mantenute nella parte bassa della classifica non hanno mai perduto l’ottimismo, la voglia di giocare e mettersi alla prova».

Come è arrivata la collaborazione con la Polisportiva Calcio Sicilia? Quali i numeri del movimento?
«Riguardo la struttura sportiva, quando mi sono rivolta alla Polisportiva Calcio Sicilia, loro si sono resi immediatamente disponibili. Hanno abbracciato subito questa iniziativa, pronti anche a partecipare con una propria squadra. Sempre in accordo con il centro di salute mentale dell’Asp, sono riuscita a organizzare una squadra di secondo livello che, poi, è quella vincitrice e andrà alla fase finale. In Sicilia, per il secondo livello abbiamo sette squadre e sei associazioni sportive, mentre per il terzo livello abbiamo tre squadre e due associazioni. In totale, quindi, dieci squadre e oltre 100 tesserati, 100 atleti. Come detto, l’Associazione Sportiva Calcio Sicilia ha vinto il secondo livello, mentre il terzo livello è stato vinto dall’Associazione Orizzonte con la propria squadra A, perché ha presentato due formazioni. Le due squadre vincenti parteciperanno il 18 e 19 maggio alla fase nazionale al Centro di Preparazione Olimpica di Tirrenia».

Come si arriva a determinare il livello, chi decide in quale dei tre inserire la squadra?
«Chiarisco la questione dei livelli, perché le competizioni della DCPS sono articolate su primo, secondo e terzo livello. La distinzione dei livelli è data dall’impatto della disabilità fisica a livello motorio, dapprima valutato autonomamente da ciascuna squadra in sede di iscrizione. Si procede poi alla valutazione di una commissione medica indipendente, infine alla conferma di noi referenti regionali in sede di test match. Il test match è la partita di prova iniziale, organizziamo alcune gare proprio per valutare la correttezza del livello che è stato assegnato. Sulla base di come va il test match una squadra sale o scende di livello. L’obiettivo è quello di aumentare il numero delle squadre e creare un primo livello, per far crescere il movimento in Sicilia».

Chi l’ha supportata nell’impianto e nello sviluppo dell’attività? I suoi obiettivi, cosa si aspetta?
«Ho ricevuto tantissimo supporto, aiuto e collaborazione dai responsabili di tutte le squadre. Chiaramente c’è Angelo Bellavia che mi aiuta in questo lavoro e c’è sempre la Segreteria della Divisione presente per qualsiasi cosa. Obiettivi per il futuro? L’obiettivo nel breve termine è quello di aumentare il numero di squadre, di raggiungere quante più associazioni, quanti più enti che abbiano i requisiti per potersi iscrivere e che si occupino di soggetti con disabilità intellettiva. Far conoscere, comunque, il movimento a tutta la Sicilia. Il 27 aprile si son giocati sia i play off finali, che delle partite amichevoli con la presenza delle squadre di entrambi i livelli. Abbiamo concluso la splendida giornata con la premiazione di tutti i giocatori e dell’unica ragazza, al momento. Perché uno dei miei obiettivi per il prossimo futuro è quello di avere più giocatrici in campo. Posso dire che sin qui è stata una bellissima esperienza. Da un punto di vista umano ho ricevuto molto più di quanto ho dato».

 

nella foto di copertina: da sx, Angelo Bellavia, Roberta Di Lorenzo e Daniele Andaloro (segreteria DCPS)