Promozione

San Fratello Acquedolcese, la squadra di Furnari al bivio tra la gloria e la malinconia

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26 Aprile 2025, 19:52

Fuori dai numeri e dentro il cuore, la stagione del San Fratello Acquedolcese pare una ballata di Luigi Tenco: malinconica, intensa, emotiva. Un gruppo di ragazzi fieri, tenaci osservatori del tempo come antichi domatori di cavalli longobardi, guidati da un Furnari  abile stratega e pensatore illuminato,  artefice d’un calcio sapiente, riflessivo, efficace. Uno che sembra più un giocatore di scacchi che un allenatore, un Bobby Fisher all’apice del suo ingegno nello scontro del secolo contro Boris Spasskij.

Il punto della malinconia

Ad un solo punto dalla vetta, dalla gloria, dall’Eccellenza. Un punto, misura infame, granello di sabbia che blocca l’ingranaggio di un sogno. Eppure questi ragazzi hanno corteggiato e danzato con la bellezza per ventisei giornate, recitando un calcio intenso, solido, corale ma al tempo stesso cinico e spietato che in pochi, in questa Promozione siciliana, hanno avuto il coraggio e la forza di interpretare.

C’è chi dice che il destino sia la somma di scelte sbagliate, ma in questo caso sembra proprio la scelta, o meglio la giornata sbagliata, unica e sola ad aver condizionato tutto. Perché il destino si è compiuto tutto quel giorno di fine estate, alla seconda giornata di campionato, sul campo del Villafranca. Un 3-1 netto, indigesto, che allora parve solo un inciampo domenicale, e che invece si è rivelato la pietra angolare dell’amarezza finale. Il Messana là davanti, inesorabile, imbattuto per l’intero cammino, non ha lasciato spazio alcuno per il pentimento, per la rivalsa.

Una storia di calcio potente

Quel che resta però è un gran calcio, una storia potente da raccontare. Un gruppo affamato, uno spirito ardente, un’idea chiara e spavalda. Un’orchestra, sì, ma con un primo violino che fa vibrare corde e cuori: Tindaro Calabrese, tredici volte a segno nella regular season, virtuosista capace di un epilogo esplosivo con sette centri nelle ultime 6 sfide. Piede nobile, istinto assassino, spirito da condottiero. Se il pallone è una canzone, Calabrese è il verso che chiude la strofa e lascia l’applauso sospeso.

Ora, a beffarda chiusura di sipario, arriva la sfida al Montelepre di Guida. Anche loro condannati all’inferno gentile dei play-off. Stessa rabbia, stessa fame, stesso rimpianto per un sogno accarezzato e sfuggito. Ma domenica non ci sarà spazio per due storie a lieto fine, o dentro, o fuori. O gloria, o malinconia.

E allora, che la partita sia battaglia. Che sia tempesta di polvere e sudore. Perché questi biancoverdi hanno già scritto una storia che merita memoria. Ora vogliono solo il finale che restituisca loro la gloria a lungo inseguita.

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26 Aprile 2025, 19:52

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