Rufini, il tecnico dei record: “Vittoria sei stata unica”

di Nunzio Currenti

A Vittoria si sente un po’ a casa ormai. Un rapporto nato oltre un ventennio fa diventato oggi la storia di un grande amore. Danilo Rufini, un passato da centrocampista con oltre 1000 partite tra Serie D e C, è l’allenatore oggi del Vittoria dei record, promosso ieri in Eccellenza con 2 giornate d’anticipo.

Classe 1972, dopo aver vinto diversi campionati tra Puglia e Abruzzo, ha scelto di tornare in Sicilia, dove si consolida un amore calcistico e si rivivono le emozioni di un tempo, già provate da calciatore. “E’ una regione che mi ha sempre accolto benissimo e nella quale io da calciatore prima e da allenatore (Milazzo play off conquistati e finali di Coppa nel 2017 ndr) avevo sempre fatto bene perché ho trovato ambiente dove si poteva lavorare sereni e un tifo caloroso

Il calcio è del resto la sua vita in tutti i sensi. La famiglia la sua forza ed è anche lo specchio della sua geografia calcistica. Un mosaico d’amore formatosi tassello dopo tassello. “Ho conosciuto mia moglie Claudia al terzo anno di Gela, mio figlio Simone è nato a Nocera quando giocavo nella Juve Stabia, mentre Mattia a Vibo, quando ho indossato la maglia della Vibonese”.

Cinque anni a Gela (quattro con Fofò Ammirata allenatore e uno con Saro Foti), uno a Vittoria (2002/2003, con Aiello e Giacomarro allenatori) e a Siracusa (allenato da Bellinvia e Betta ndr), dopo il biennio d’oro alla Juve Stabia.

Ho vinto tanto in carriera e anche in Sicilia ho ricordi splendidi. A Vittoria vincemmo i play off, dopo che aveva chiuso al primo posto la Cavese. Una città straordinaria che ha sempre avuto il calcio nel suo Dna, come è successo quest’anno, dove è riesploso l’entusiasmo”.

Come nasce il suo approdo a Vittoria?

“Quell’anno da calciatore mi sono legato a doppio filo con la città. In quella squadra giocavano Vittorio Pinnolo e Giuseppe Cilio proprio quest’ultimo mi ha chiamato. Pensavo a un momento d’amarcord e di amicizia. Invece, Giuseppe mi comunicava il suo ingresso in dirigenza. Mi ha prospettato il progetto importante. Sono sceso a Vittoria con la mia famiglia. Ho conosciuto il diesse Cammarata. Abbiamo creato un gruppo vincente. Da lì è cominciata la nostra cavalcata”.

Lei nel Sud Italia ha vinto tanto.

“Un allenatore è vincente quando riesce anche a reggere la pressione delle piazze più calorose. Mi è successo in molti posti dove ho allenato. Ha allenato nella sua San Severo, a Manfredonia, a San Salvo, in Abruzzo. Ho guidato il Brindisi in Promozione, portandolo subito in Eccellenza. Mi ricorda molto Vittoria. Ma i 3781 paganti in proporzione valgono almeno il triplo”.

Vittoria ha dominato da imbattuta. Ed è in semifinale di Coppa Italia con il Valdinisi.

“Era importante riportare l’entusiasmo. La città ha creduto in questo progetto. La grande vittoria prima di tutto è stata riportare le famiglie allo stadio. Dobbiamo essere fieri di tutto questo. Oltre al tifoso assiduo vedere i papà con i figli è stato emozionante. Noi dobbiamo continuare la stagione senza mollare un attimo”.

Si aspettava di chiuderla ieri?

No, assolutamente. Noi giocavamo su un campo difficilissimo. Non mi aspettavo che l’Avola perdesse, ma mi rendo conto delle difficoltà che si provano contro il Megara come squadra e su quel terreno. Il calcio mi ha insegnato sempre a tenere la testa alta. Il doble? Non sarà facile conquistarlo. Ogni avversario va affrontato con la giusta determinazione”.

Rimane il fatto che la rosa del Vittoria ha espresso qualità e quantità.

“Morra ha saltato 12 partite, avrebbe segnato più dei 22 gol fatti. Tutta la squadra si è messa a disposizione. Giocatori di categoria superiore non si sono tirati indietro. I dati ci dicono che siamo il secondo attacco d’Italia (l’Eraclea ha segnato nove gol in più, ma ha anche 2 gare in più giocate ndr) e la terza migliore difesa. Abbiamo altresì la migliore differenza reti d’Italia. E su 830 squadre non è davvero poco”.

La famiglia è rimasta in Puglia, a San Severo.

Non è facile. Ma questa vittoria è tutta per loro. Ringrazio la mia famiglia che mi ha permesso di vivere queste straordinarie emozioni. Per me il calcio è vita”,