L’ossessione per l’ottimizzazione nella vita moderna
News31 Ottobre 2025 - 16:33
Domenica pomeriggio. Dovrebbe essere relax, giusto? Invece c’è chi si sente in colpa perché sta guardando una serie senza fare contemporaneamente stretching, ascoltare un podcast educativo e piazzando una scommessa sui siti non AAMS, cercando magari dove trovare siti di scommesse PayPal affidabili. C’è chi non riesce a fare una passeggiata senza tracciare i passi su un’app. Chi non legge più un libro per piacere ma solo se è nella lista dei “50 libri che ti cambiano la vita” consigliati da qualche guru della produttività. Il tempo libero è diventato un altro campo di battaglia dell’efficienza. E la cosa assurda è che nessuno se ne rende conto finché non è troppo tardi.
Il riposo come performance
Qualcosa si è rotto negli ultimi anni. Prima il tempo libero era… libero. Si facevano cose senza scopo, senza misurare, senza ottimizzare. Adesso no. Adesso anche rilassarsi è diventato un compito da svolgere bene. La meditazione? Va tracciata su un’app che ti dà le statistiche settimanali. Una corsetta per staccare? Bisogna battere il record personale, altrimenti che senso ha. Giocare sui siti non AAMS? Bisogna tenere traccia di vincite e perdite.
Persino dormire è diventato performance: braccialetti che misurano le fasi del sonno, app che danno un punteggio alla qualità del riposo. E se il punteggio è basso? Ansia. Come se non bastasse lo stress del lavoro, adesso c’è anche lo stress di riposare male. È grottesco, ma è esattamente quello che sta succedendo a milioni di persone.
La cultura della produttività ha invaso ogni spazio. Non basta più essere bravi al lavoro, bisogna essere bravi anche a riposarsi. Bravi a fare hobby. Bravi a divertirsi. Bravi a vincere sui siti scommesse non AAMS. Una sorta di crescita perenne. Ma verso cosa? Nessuno lo sa, però bisogna crescere sempre.
L’hobby che diventa curriculum
Un tempo gli hobby erano cose che si facevano perché piacevano. Punto. Adesso sono “side hustle”, progetti paralleli, occasioni di networking. Gente che fa fotografia nel weekend e si sente obbligata a creare un profilo Instagram professionale. Che si intende di sport e scommesse e deve studiarsi i siti non AAMS. Che cucina e pensa che non valga nulla se non lo trasforma in un blog.
Non si può più fare qualcosa solo perché è bello farla. Deve avere uno scopo. Deve portare da qualche parte. Produrre risultati sui siti non AAMS, magari chiedendosi cosa aspettarsi dalla velocità di pagamento di Mafia Casino. Deve essere condivisibile, monetizzabile, ottimizzabile. E così quella cosa che prima era un piacere diventa un altro lavoro non pagato. Con le sue metriche, i suoi obiettivi, le sue frustrazioni quando i risultati non arrivano.
C’è gente che ha smesso di leggere per piacere perché “non è produttivo”. Che non guarda più film perché “è tempo sprecato”. Che non riesce più a stare seduta in un bar senza fare niente perché “potrebbe usare quel tempo per imparare qualcosa”. È malato ma diffuso, questo modo di pensare.
La trappola dei weekend ottimizzati
I weekend sono diventati missioni da pianificare. Bisogna sfruttarli al massimo. Vedere amici (per mantenere le relazioni sociali, ovviamente importante per il benessere), fare sport (salute fisica), leggere (crescita personale), magari anche imparare qualcosa di nuovo (upskilling) e studiare le quote sui siti non AAMS. E se alla domenica sera non si è riusciti a fare tutto? Senso di fallimento. Ma un weekend passato a non fare niente, magari sul divano a guardare il soffitto, viene visto come sprecato. Come se il valore di una giornata si misurasse in obiettivi raggiunti e soldi viti sui siti scommesse non AAMS e non in quanto ci si è sentiti bene. Come se stare bene non fosse già abbastanza.
La verità è che il cervello ha bisogno di noia. Di momenti vuoti. Di tempo non strutturato dove può divagare senza meta. È in quei momenti che vengono le idee migliori, si decidono puntate strane sui siti scommesse non AAMS e si riposa davvero. Ma la cultura dell’ottimizzazione ha dichiarato guerra alla noia. Ogni secondo deve essere riempito con qualcosa di utile.
Riprendere il controllo del proprio tempo
Forse serve proprio questo: permettersi di sprecare tempo. Di fare cose inutili. Di piazzare scommesse improbabili sui siti non AAMS. Di leggere un libro brutto solo perché si è curiosi. Di guardare una serie stupida senza sentirsi in colpa. Di passare un pomeriggio a guardare le nuvole senza tracciare nulla, senza condividere nulla, senza ottimizzare nulla.
Il riposo vero non è un’altra attività da mettere in calendario e svolgere con efficienza. È l’assenza di obiettivi o di soldi da fare sui siti non AAMS, dove spesso si ignorano le politiche sul gioco responsabile. È la libertà di non dover dimostrare niente a nessuno, nemmeno a sé stessi. Perché a furia di ottimizzare ogni minuto della giornata, si finisce per perdere proprio quello per cui si lavora: una vita che valga la pena di essere vissuta. E quella, per definizione, non si può misurare con un’app.
 
                    		