Kamarat, La corazzata di Accursio all’ultimo duello per la conquista dell’Eccellenza

di Claudio Civilleri

C’era una volta una squadra costruita per vincere, una di quelle forgiata nel dominio degli avversari, nell’imposizione della propria legge, della propria supremazia. Una squadra pensata per vincere, e che dentro questa stagione ha messo tutta sé stessa per raggiungere la gloria. Ma non è bastato. Il calcio, si sa, è tiranno come il destino, è dispettoso, e così la corazzata biancoazzurra si è ritrovata a un passo dalla gloria, per poi vederla scivolare via come sabbia tra le dita.

Il fatal destino

Il Giarre, con la pazienza di Penelope ha cucito e scucito la sua tela fino a cogliere l’attimo fuggente e imporre il proprio dazio ai biancoazzurri: a tre giornate dal termine un colpo secco alla testa della classifica. Alla corazzata biancoazzurra restano gli applausi strozzati, i rimpianti e un biglietto per la roulette russa dei play-off.

Troppi inciampi si è detto, si discute ancora del “fatal passo”. Alcuni indicano Gemini: quel pareggio in salsa derby, 1-1 da lacrime e sangue. Altri, più inclini all’analisi profonda, puntano il dito sulla serata di Aragona. Il tecnico Accursio per esempio, non ha dubbi: «Lì abbiamo perso il campionato. una partita in cui non siamo riusciti ad esprimere al meglio il nostro calcio, ad imporre il nostro dominio, le nostre trame, per merito soprattutto di una squadra caparbia e quadrata che ha saputo disinnescare i nostri punti di forza. Il pareggio nel derby contro il Gemini ci sta tutto, ma contro l’Aragona, non è lì che dovevamo inciampare».

Jack di Kamarat

Poco importa ormai, “con i se e con i ma il calcio non si fa” come soleva ripetere il dottor Galliani negli anni d’oro delle scorribande milaniste in terra europea. La sorte ha un senso dell’umorismo tutto suo e mette sulla strada dei dominatori mancati una banda di ragazzotti: il Priolo. Gente che gioca per passione, che sogna con le caviglie sporche di fango e abrase dall’asfalto, che rema tutta nella stessa direzione. Due mondi distanti, ma uniti dalla stessa fame: l’Eccellenza.

Sul piano tattico, è il 3-5-2 per entrambi. Ampio, totale, con il centrocampo come regia e trincea. Ma parafrasando il vecchio Boskov:  «per segnare bisogna tirare in porta» e in pochi sanno tirare in porta come Gioacchino Serio, per gli estimatori Jack, venti gol stagionali, un destro da intenditore e l’anima ribelle di chi sa che il talento non s’impara.

Lo sa bene Accursio che al suo piede guarda con ammirazione e speranza: «Gioacchino è un giocatore d’un’altra categoria, speriamo che domenica sia una delle sue giornate».

Non ci resta che attendere quindi, perché domenica arriva, come sempre. E chissà: magari sarà proprio quella, la giornata di Serio. O magari no. Ma sarà spettacolo. E questo ci basta.