Giuseppe Vigneri, da Marineo a Lascari Cefalù: “Progetto ambizioso”

di Valentino Sucato

Mister Vigneri ha sciato le colline di Marineo per tuffarsi nella nuova avventura sulle rive tirreniche di Lascari e Cefalù. Una scelta importante e anche coraggiosa per un allenatore che ha fatto benissimo in Eccellenza e che però scende di una categoria.

Mister visto che lo ha sposato ci spieghi questo nuovo  progetto?

“Sono diversi i motivi che mi hanno spinto a sposare il progetto Lascari&Cefalù: innanzitutto si tratta di una società seria, che fin dalla prima interlocuzione ha dimostrato di credere fortemente nel sottoscritto; poi l’importanza e la passione della piazza, dal momento che parliamo di un comprensorio da circa 20.000 abitanti caloroso e per tradizione abituato a categorie superiori. Inoltre vi sono tutte le condizioni per poter lavorare bene: ambizione, organizzazione, strutture – fra poco avremo anche il nuovo impianto di Cefalù pronto – e contesto ambientale. Per me tutto ciò va oltre la categoria; io non svolgo questa professione per ostentare gloria, ma per vivere e, possibilmente, regalare emozioni forti. Sono convinto che Lascari-Cefalú sia il posto ideale per vincere, convincere e divertire”

Vigneri da Carneade a uomo di lusso in una panchina di  Promozione.  Racconti questi nove mesi 

“Nove mesi molto intensi, sicuramente. Marineo è stata la famosa occasione giusta che, si dice, prima o poi arriva a chi persevera e non molla mai. Venivo dall’esperienza di Porto Empedocle con un esonero da primo in classifica che mi aveva fatto soffrire e che ritenevo ingiusto. Il presidente Campisi mi ha dato fiducia, affidandosi a un giovane sconosciuto. So che all’inizio nei miei confronti c’era diffidenza, anche perché non avendo un passato da calciatore di livello e avendo allenato prevalentemente nel settore giovanile, ero – appunto – sconosciuto in certi ambiti, malgrado alleni dal 2004 e con un percorso ricco di esperienze.Ho cercato fin da subito di essere me stesso, senza maschere o sovrastrutture finalizzate a dimostrare qualcosa. 

Dal punto di vista del gioco, ho lottato contro il preconcetto in base al quale per salvarsi bisogna proporre un calcio speculativo e alla fine abbiamo avuto ragione, dal momento che è stato raggiunto l’obiettivo della salvezza con largo anticipo – di fatto dopo il punto conquistato in casa con la Pro Favara, alla quart’ultima giornata – facendoci allo stesso tempo apprezzare per organizzazione ed estetica. 

Nello spogliatoio sono entrato in punta di piedi, chiedendo aiuto ai “senatori” che si sono messi a disposizione, anche umanamente, con grande professionalità e responsabilizzando i tanti giovani senza remore; ho gestito i calciatori secondo il mio carattere, con serenità, dialogo e diplomazia. La persuasione in luogo della percussione.

Il bilancio consuntivo è più che soddisfacente: 35 punti finali con salvezza anticipata e mai in zona playout, gioco apprezzabile, valorizzazione dei giovani, singoli risultati prestigiosi come la vittoria a Favara, gruppo sempre unito e coeso; il tutto malgrado le tantissime difficoltà che non sono mai state alibi, ma al massimo ulteriore propellente a lavorare bene.

Gli apprezzamenti e i complimenti delle ultime settimane mi fanno molto piacere, ma il calcio è brutale: ieri eri uno sconosciuto, oggi sei un genio, domani diventi un incapace; per questo non bisogna mai farsi irretire dagli elogi, ma semmai pensare continuamente e ossessivamente a lavorare, studiare e crescere, si può sempre fare di più e meglio.

Adesso è tempo di nuove sfide e rinnovati orizzonti”

Quale è il ricordo più bello che porti dentro di Marineo?

“Premesso che i bei ricordi sono tanti, quello più bello è il giorno della matematica salvezza con la vittoria contro il Mazara 46. Ricordo perfettamente i sentimenti e l’adrenalina che hanno accompagnato quella settimana e poi il giorno della gara, gli abbracci e la festa con i miei calciatori a fine partita non li dimenticherò mai. Così come il senso improvviso di vuoto una volta realizzato che tutto, seppur lietamente, era finito”

Il momento più critico?

“Il momento più critico è stato certamente il periodo immediatamente precedente al match di ritorno contro la Folgore Castelvetrano. La vittoria mancava da tanto, la classifica si era accorciata e avevamo tante assenze, con l’intero reparto offensivo indisponibile. Siamo stati bravi, in quel periodo, a continuare a credere nel nostro gioco e nelle nostre idee, non abdicando alla paura. Personalmente percepivo un calo del livello di fiducia nel mio lavoro, da parte dell’ambiente, ma ero sereno perché convinto del lavoro stesso e vedevo i calciatori altrettanto convinti della proposta. Dopo quella vittoria non ci siamo praticamente più fermati fino alla salvezza”

Già sta pensando a costruire una squadra di vertice? Su chi punterà? 

“Con la società, in particolare nella persona del direttore sportivo Fiduccia, siamo già al lavoro per costruire una squadra in grado di fare bene. La base è ottima, perché parliamo di un gruppo che nelle ultime stagioni ha ottenuto sempre un piazzamento play off, quindi dovremo essere bravi a inserire quei pochi elementi in grado di alzare ulteriormente il livello sotto il profilo tecnico, ma soprattutto che siano funzionali al modello di gioco che vogliamo implementare”