Ferrante esalta il valore del Canicattì Under 19: «Pidatella, Millesi e Trombino? Il successo è anche loro»

di Vincenzo La Corte
Filippo Ferrante, il tecnico più giovane d’Italia di una Under 19, è riuscito nell’impresa. Portare i suoi ragazzi al titolo regionale Juniores Serie D, grande vanto del Canicattì. Martedì i racinari hanno ribaltato lo svantaggio iniziale chiudendo la gara con la vittoria per 2-1 in proprio favore e ai danni del Siracusa.
Questo successo regionale vale l’accesso alla fase nazionale. «Devo essere sincero – confessa Ferrante – forse è stata la partita meno “preparata” dell’anno. Non perché “le finali si preparano da sole”, ma perché realmente siamo stati decimati a causa di influenze a diversi elementi del gruppo. Abbiamo avuto solo due giorni effettivi per fare video-analisi e preparare le uscite, però lo spirito del gruppo ha fatto si di voler vincere a tutti i costi questa finale e ci siamo riusciti: ho sentito la loro fiducia fin dal primo giorno e non potevamo che concludere così questa stagione».

 

Soffermiamoci un attimo sui tre momenti focali della giornata di martedì: appena sveglio, durante la gara, e alla fine.
«Sono una persona un po’ scaramantica, quindi vivo tutte le partite allo stesso modo. Appena sveglio subito doccia con le solite canzoni, stesso profumo e poi colazione al bar con il mio preparatore atletico. La partita è iniziata nel peggiore dei modi, al secondo minuto eravamo già sotto. Ma sapevo che l’avremmo ribaltata, si sentiva nell’aria. Poi al triplice fischio avevo la pelle d’oca, vincere davanti i miei genitori non ha avuto prezzo. Subito dopo la premiazione ho videochiamato la mia fidanzata che aspettava con ansia il risultato: appena ha visto la medaglia siamo scoppiati a piangere insieme perché vivendo a distanza sappiamo entrambi i sacrifici che abbiamo fatto».

 

Nel corso della precedente intervista ci aveva riferito dello scetticismo di alcuni addetti ai lavori. Si saranno ricreduti?
«Sto imparando a non farci più caso. I numeri parlano chiaro, adesso si parla di oggettività e non più di soggettività. Nel mondo del calcio c’è molta ipocrisia, gente che oggi ti abbraccia e domani ti volta le spalle: le parole lasciano il tempo che trovano, i fatti restano sempre inconfutabili».

 

È innato in lei il fatto di proporsi nuovi obiettivi sfidanti. Dica la verità, un pensierino al titolo nazionale?
«Sono una persona consapevole dei propri mezzi. Il livello adesso è troppo alto e in questi casi bisogna essere abituati ad avere una certa mentalità. Giocheremo il primo turno con il Cittá di Fasano e già essere qui per noi è un grande onore e privilegio: se dovessimo uscire subito per noi sarà comunque una vittoria, quello che dovevamo raggiungere lo abbiamo già fatto. Dobbiamo solo goderci il momento e continuare a lavorare come fatto da otto mesi a questa parte».

 

Lei è uno che vuole bruciare le tappe, quanto pesa il fatto di dover arrivare ai 25 anni per la successiva abilitazione UEFA?
«Tanto, troppo. Per adesso mi godo questa opportunità, con la speranza il prossimo anno, dovunque avrò la fortuna di essere, di potermi migliorare sempre di più. Però è chiaro che aspettare ancora due anni prima di prendere la successiva abilitazione mi innervosisce perché come ho sempre detto secondo me l’età é solo un numero, mentre le competenze sono un’altra cosa».

 

Una cosa che le fa molto onore è il secondo posto nella Coppa Disciplina della sua squadra, come tutte del resto le altre del settore giovanile dei racinari. È un pensiero unico, figlio delle direttive societarie?
«Assolutamente si, il rispetto sta alla base. Possono mancare i goal, le giocate funamboliche, ma l’educazione non può e non deve mai mancare. È la prima cosa in cui i ragazzini vengono mentalizzati quando iniziano la scuola calcio: non a caso a Canicattí abbiamo un settore giovanile all’avanguardia».

 

Cosa le hanno detto dopo il successo Pidatella, Millesi e Trombino?
«Merito di questo successo è anche loro che mi hanno permesso di utilizzare alcuni ragazzi della prima squadra. Mi reputo molto fortunato perché nonostante i loro impegni di lavoro erano tutti e tre presenti mercoledì e non è una cosa scontata: questo fa capire quando ci tengono a me, al gruppo e in generale a vincere questo trofeo».