11 Novembre 2025, 22:19
Dopo anni di montagne russe, il Palermo ha iniziato questa Serie B con il passo giusto: solidità, continuità e una sensazione nuova, quasi “normale”, di affidabilità. Il margine d’errore in cadetteria resta minimo, ma le prime giornate hanno già offerto un identikit chiaro: blocco corto, pochi fronzoli, punti pesanti raccolti anche quando il gioco non scorre. La classifica fotografa una squadra in alto, con numeri difensivi tra i migliori del torneo e invincibilità preservata nei primi impegni. Non è uno scatto isolato: è la base su cui Filippo Inzaghi vuole costruire un percorso che, nelle intenzioni, “arrivi sul palco” quando conterà di più.
La scelta di affidare la panchina a Filippo Inzaghi ha un significato tecnico e culturale. Il club professionistico della città l’ha voluto con decisione e con un orizzonte pluriennale: la missione dichiarata è portare Palermo a giocarsi i traguardi veri, non soltanto “restare in scia”. Inzaghi è allenatore abituato a dare un marchio alle sue squadre e a metabolizzare in fretta le categorie: organizzazione, linee corte, aggressione del secondo pallone, palle inattive curate al millimetro. Il suo arrivo a Palermo si incastra in un progetto ambizioso che chiede standard elevati ogni settimana.
Dal punto di vista tattico, il tecnico ha spesso alternato strutture fluide tra 3-4-2-1 e 4-3-3 nel suo percorso, cercando equilibrio verticale più che possesso fine a se stesso. A Palermo si è visto un principio simile: baricentro elastico, esterni pronti a correre la profondità e mezzali utili a dividere il campo in corridoi puliti. La sua “firma” più riconoscibile resta però la lucidità nelle fasi sporche della partita: tempi della pressione, scivolate di reparto, gestione del vantaggio. Non è un caso se i rosanero hanno tenuto bassa la colonna dei gol concessi pur affrontando avversari di rango nelle prime uscite.
Nelle prime otto giornate i dati fotografano un Palermo concreto: imbattuto, con una media punti da zona-promozione e una produzione offensiva essenziale ma sufficiente, sostenuta da una retroguardia tra le più ermetiche del torneo. Il segnale che più vale, però, è la qualità dei punti: la squadra ha saputo stare dentro partite bloccate, sbloccandole con pazienza o difendendo il risultato con ordine. La tenuta nella gestione delle transizioni (sia preventive sia negative) si lega alla compattezza del reparto di mezzo, che ha protetto bene l’area riducendo i tiri puliti concessi. Scegliere quando accelerare e quando consolidare è stato fin qui il miglior “nuovo acquisto” del gruppo.
Il pari casalingo con la capolista Modena ha avuto il sapore di un esame superato a metà: vantaggio costruito con una trama provata e riprovata in settimana (attacco al secondo palo, uomo che sfonda dalla mezzala), risposta subita su un episodio sfortunato. Ma ciò che resta è la capacità di non scomporsi, di restare ordinati per provare a riprenderla senza allungarsi. Nei cicli lunghi questo tipo di atteggiamento paga: non tutte si vincono, ma si smette di perderle.
Questi punti non sono casuali. Sono la lingua di Inzaghi, che a Palermo ha trovato un contesto ricettivo e un gruppo con età media e caratteristiche compatibili con un calcio reattivo ma non rinunciatario.
Sono correzioni incrementali, non rivoluzioni. Inzaghi ha già dimostrato in carriera di saper livellare questi dettagli nell’arco dei mesi, senza snaturare l’impianto.
Il primo blocco di gare ha messo di fronte un mix equilibrato tra partite “da manovrare” e scontri più fisici. All’orizzonte c’è una sequenza che dirà molto sulla maturità del gruppo: trasferte in campi caldi, incastri di orari, rotazioni inevitabili. È qui che si consolidano i punti che, alla distanza, diventano differenza tra promozione diretta e playoff. La programmazione degli impegni aiuta a calibrare carichi e rotazioni, ed è un fattore che lo staff ha già messo a sistema.
La frase che circola nello spogliatoio è semplice: “arrivarci da squadra adulta”. Significa non esaltarsi dopo una striscia positiva, non deprimersi per un pari storto, e riconoscere che la B si vince nel medio periodo. Le basi sono buone: una classifica di testa, un’identità definita, un allenatore allineato all’obiettivo del club. Ma la tentazione del “già fatto” è il nemico numero uno: bisogna continuare a produrre vantaggio competitivo nei dettagli — recupero palla alto quando conviene, gestione dei tempi morti, precisione nelle scalate laterali, uso intelligente dei cinque cambi — perché è qui che, alla lunga, si sommano i punti.
In questo quadro, il confronto con ciò che accade nella massima serie è inevitabile. Osservare come si muovono le squadre già in Serie A, i modelli tattici più efficaci o persino come cambiano le quote serie a su Betsson in base ai rendimenti, può servire come parametro di confronto tecnico e gestionale. Se l’obiettivo del Palermo è tornare stabilmente tra le grandi, capire il livello e le dinamiche della categoria superiore è un esercizio utile per orientare ambizioni e pianificazione, senza farsi distrarre da facili entusiasmi.
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11 Novembre 2025, 22:19